L'autrice di questo gradevole libro ha un'indubbia capacità di descrivere con delicatezza la vita interiore dei propri personaggi, che vediamo muovere su uno sfondo di vicende semplici, piccole avventure di vita quotidiana, non eroi ma persone normali, nei cui confronti è quasi inevitabile provare una certa empatia.

Con la sua narrazione fluida, l'autrice trasporta con delicatezza e leggerezza il lettore nello scorrere della vita quotidiana dei personaggi, che si svolge in una Tokyo quasi provinciale, lontana dal trambusto della grande metropoli. Lo sfondo è l'eponimo (almeno nel titolo originale giapponese!) negozio di rigattiere del signor Nakano, un negozio in cui molti articoli hanno prezzi quasi irrisori (dettaglio importante per l'ambientazione, ma che può sfuggire al lettore che non conosce il valore dell yen), e che fa da scenario al quotidiano svolgersi delle vicende dei protagonisti, anzi, della protagonista, Hitomi, giovane dipendente del signor Nakano.

Il lettore italiano potrà facilmente aver pensato, prima di leggere il libro, che, visto il titolo, il protagonista sia il signor Nakano e che la trama sia basata sulle sue più o meno dongiovannesche avventure. In realtà la scelta editoriale del titolo italiano è alquanto misteriosa, non ultimo in quanto il titolo originale giapponese è un perfettamente traducibile "Il negozio di rigattiere del signor Nakano". Vien da pensare che l'editore abbia creduto che a parlar di donne nel titolo avrebbe venduto di più, indipendentemente dalla fedeltà all'originale. Un po' triste, se così fosse, specie quando il libro merita di esser letto senza aver bisogno di simili esche. Purtroppo, come si vedrà sotto, sulla traduzione (e non solo del titolo) vi è da ridire.

Le vicende sentimentali del signor Nakano vengono sì raccontate, ma hanno un ruolo periferico nella narrazione, al contrario della vita interiore di Hitomi (che de facto è il fulcro della narrazione). Hitomi è la voce, e vediamo quindi il mondo attraverso i suoi occhi, e di Hitomi conosciamo i pensieri, le esitazioni, a tratti la fatica di vivere. La narrazione dei rapporti di Hitomi con gli altri personaggi che orbitano attorno al negozio del signor Nakano, in primis il suo più o meno coetaneo Takeo (anche lui impiegato del signor Nakano), è il cardine del libro. Hitomi sviluppa con Takeo una relazione difficile da definire, caratterizzata da una timida attrazione anche fisica, ma che non riesce ad evolvere in un vero rapporto di coppia.

O forse il vero argomento del romanzo, quello su cui è imperniato il racconto, è la solitudine urbana di Hitomi, inframmezzata dal suo rapporto difficile con la madre. Non che sia un libro triste o malinconico, tutt'altro. Al contrario, è un libro condito da delicati tocchi di umorismo, ma la solitudine soprattutto interiore di Hitomi, l'assenza di una condivisione delle sue vicende interiori, fa da sfondo sia alle sue vicende private, sia a quelle degli altri personaggi del romanzo.

La solitudine non è mai esplicitata – la si inferisce però dalle descrizioni ambientali, ad esempio da quella del suo piccolo appartamente da single e dal disordine che vi regna, così come dal suo modo di alimentarsi, fatto di pasti casuali e spesso disordinati. Hitomi è un personaggio dolce ma apparentemente privo di grandi prospettive, che sembra vivere alla giornata senza alcuna visione a lungo termine per quel che riguarda la propria vita. Ovviamente non è eccezionale nel suo vivere così, il mondo è pieno di suoi coetanei che lasciano che la vita gli passi accanto – o addosso. L'abilità dell'autrice è quello di rendere piacevole questo viaggio nella vita interiore di Hitomi, facendo sentire il lettore uno spettatore privilegiato, ma mai voyeristico. Le vicende dei comprimari (fra cui le donne del signor Nakano) sono un piacevole diversivo, che contribuiscono a rendere più varia ed interessante la narrazione. Il risultato è un romanzo che si legge senza sforzo, e che lascia in bocca al lettore che l'avrà gustato un sapore piacevole e delicato.

Una breve nota a pié di pagina riguarda la traduzione. La traduzione italiana pubblicata da Einaudi è da un lato indubbiamente una buona traduzione, che però ha alcuni difetti che risultano stridenti. Alcuni sono inspiegabili, o meglio sono spiegabili, ma l'unica spiegazione che sono riuscito a trovare non è lusinghiera. Ad esempio, all'inizio la protagonista ordina del maiale al "gingembro", sostanza sconosciuta al dizionario italiano. Controllando l'originale giapponese si scopre trattarsi dello zenzero, e allora gingembro appare nella sua incomprensibile natura di inutile gallicismo (gingembre in francese). Una scorsa al curriculum vite della traduttrice (Antonietta Pastore) mostra che, sebbene italiana, ha studiato in Francia... Però, anche ammesso che la traduttrice abbia usato la parola gingembro in buona fede, invece dell'italianissimo zenzero, avrei sperato che un redattore di Einaudi avesse corretto quest'assurdità.

Che purtroppo non è l'unica. Ad un certo punto la traduzione recita "Adesso Masayo si dà al ricamo. Punto festone, punto croce, punto Venezia..." Visto che non mi risulta che il ricamo a punto Venezia sia un'attività particolarmente diffusa in Giappone, sono andato a controllare l'originale, che si traduce agevolmente con una conoscenza sia pur elementare della lingua, e che recita letteralmente "Di questi tempi Masayo si dedica al ricamo francese. Punto a croce, punto a catena, punto outline". Ovvero, l'originale fa notare come si tratti di un'attività, per una signora giapponese, esotica ("francese"), non qualcosa a cui si dedicano normalmente le anziane signore locali. Inoltre il nome dei punti è indicato nell'originale attraverso una traslitterazione dell'inglese (come la maggior parte delle parole giapponesi di origine moderna), e mentre il punto a croce e festone (o a catena) sono una traduzione letterale e corretta dell'originale (cross stitch e chain stitch), l'ultimo, il punto Venezia sembra implicare che che lo stesso sia comunemente conosciuto in Giappone, quando invece il testo originale parla di un semplice outline stitch, ovvero un banale punto lineare. Il tutto ha un effetto molto diverso dalla frase originale, una cosa è ricamare semplici disegni, un'altra è ricamare al tombolo veneziano...

Ciò detto sia pur con i propri limiti, la traduzione permette di fruire della bellezza di un libro mi ha regalato alcune ore di lettura serena e gradevole.