I personaggi di Gian Carlo Costa sono simpatici, e il libro senza dubbio si legge con piacere. In quanto tale è però un'occasione mancata, perché la scrittura di Costa è sarebbe ampiamente migliorabile. Purtroppo Costa troppo spesso racconta in maniera didascalica, non lasciando al lettore la possibilità di intuire, e quindi di apprezzare le sfumature. Sembra che Checov avesse detto "Non dirmi che la luna splende, lasciami vedere il riflesso della luna su una scheggia di vetro". Se Costa seguisse questo consiglio (ammesso che davvero Checov l'abbia detto) la sua scrittura ne beneficerebbe non poco. Il suo personaggio chiave, la bella e giovane poliziotta di origini popolari, ha certamente tutti gli elementi per piacere al lettore. Inserire de facto il suo curriculum vitae nelle prime pagine del romanzo però impedisce al lettore di scoprire il personaggio al momento appropriato, come quando si conosce qualcuno e se ne scoprono le complessità sorprendosene. Nessuno consegna il proprio curriculum vitae ad una nuova conoscenza incontrata ad una cena -- il personaggio di un romanzo non dovrebbe consegnare il proprio curriculm vitae ai propri lettori non appena li incontra.

Ciònondimeno la protagonista riesce ad

Ecco, se Costa imparerà a lasciar vedere, a lasciar intuire, la sua scrittura migliorerà tanto. E quello che è un romanzo piacevole ma con non trascurabili difetti nella scrittura potrebbe diventare