Lucio Russo è senza dubbio uno dei più interessanti “scrittori di scienza” del panorama non solo italiano ma internazionale. La sua opera riunisce, sempre in maniera originale ed accattivante. una serie di fattori: insieme ad una profonda erudizione, vi è sempre la capacità di vedere (e proporre) i fatti da un angolo non convenzionale, unita ad un indubbia talento per la scrittura. Il risultato sono libri, anche quando di contenuto impegnativo, gradevoli da leggere.

“Ingegni minuti” è una storia della scienza in Italia, come dice il titolo. Ma è anche molto di più. È una storia del ruolo svolto dagli intellettuali della penisola nella creazione della cultura scientifica e positivista occidentale, ed è una storia della relazione fra la cultura del Belpaese e la cultura scientifica. Lucio Russo, in questo caso insieme ad Emanuala Santoni, porta con sè il lettore in un viaggio che inizia nel medioevo e termina negli anni '70 del secolo scorso, quando, nella sconfortante ma documentata opinione dei due autori, si esaurisce il ruolo dell'Italia nella scienza (al di là dei contributi di altissimo livello di singoli scienziati italiani).

L'erudizione di Russo e della Santoni rende questo viaggio affascinante e pieno di sorprese. Come qualsiasi lavoro scientifico che si rispetti, il libro è pieno di citazioni (senza esserne appesantito), che invitano il lettore ad approfondire gli argomenti che lo hanno più interessato. Gli autori sconfinano frequentemente dalla “storia della scienza” per discutere delle innumerevoli “occasioni perdute” per il paese, occasioni in cui gli ingegni minuti da loro descritti avrebbero potuto diventare volano di una crescita culturale ed economica. Incredibilimente frustranti, per la loro vicinanza nel tempo, risultano gli ultimi capitoli, in cui si narra della distruzione quasi sistematica dei prodotti dell'ingegno italico, dalla triste vicenda dell'Olivetti all'incredibile caso Ippolito. Leggere di come quello che fu considerato la luce guida della cultura italiana, Croce, considerasse con disprezzo la scienza e la matematica, di cui si vantava di non saper nulla, fa, purtroppo, capire tante cose del nostro paese.

Anche le considerazioni, numerose, sul ruolo assunto dagli uomini di scienza nella società civile nelle varie fasi della storia del paese non possono che indurre il lettore a riflettere sull'evoluzione del paese stesso e delle sue classi dirigenti. Sull'argomento gli autori hanno chiaramente le proprie, ben chiare opinioni, che però non interfescono mai con un'esposizione dei fatti lucida e documentata. Concludendo, è un libro che merita di essere letto, con attenzione. Ovviamente, e senza esitazione, da chiunque in Italia abbia un'interesse nella scienza. Ma anche da chi non è magari così versato in materie scientifiche ma ha un'interesse tout court per l'Italia e la sua cultura.