Cos'è un romanzo? Ovviamente non esiste una definizione "canonica", ma mi sembra ragionevole sostenere che un romanzo sia un invenzione narrativa dell'autore, che ne plasma i personaggi, decidendone le vicende e i destini. Ad un romanzo storico fanno da sfondo vicende reali, note, con un'ambientazione fedele ai fatti storici dell'epoca. Ma, i personaggi principali sono ovviamente inventati, anche quando possono essere ispirati a personaggi storici e quando possono incidentalmente interagire con personaggi storici. Il meccanismo dell'invenzione permette all'autore di attribuire ai personaggi pensieri, parole, azioni, di cui non è necessario giustificare la realtà storica. E che possono essere usati, liddove l'autore lo voglia, per esprimere il proprio punto di vista sull'epoca in cui il romanzo è ambientato.

La biografia è invece (o dovrebbe essere) la narrazione della vita di una persona, più o meno nota ed interessante. Un buon biografo si attiene rigorosamente alle fonti (che deve citare) ed evita attribuire al proprio personaggio parole o pensieri di cui non vi sia evidenza documentale.

Ovviamente esiste anche il genere della "biografia romanzata", un genere in cui l'autore cammina costantemente sul filo del rasoio, e che può essere gradevolissimo. Il sottoscritto ricorda di aver letto da ragazzino Irving Stone con grandissimo piacere, in particolare "Il tesoro greco", biografia romanzata di Heinrich Schliemann.

Nell'ambito di questa lunga premessa, "La ragazza con la Leica" è un libro che è risultato incomprensibile al sottoscritto. Il sottotitolo (e l'autrice) lo dichiarano un romanzo, ma i protagonisti sono tutti figure storiche (Gerda Taro e Robert Capa in primis, insieme ad una serie di persone a loro vicine), e la trama, semplicemente, non esiste, limitandosi l'autrice a parlare della Taro, della sua personalità e della sua (purtroppo breve) vita. Potrebbe quindi essere considerata una biografia, ancorché romanzata, ma certamente l'autrice non fa nulla perché il libro sia tale.

Il libro è scritto con uno stile faticoso per il lettore, pieno di "name dropping" (per usare l'intraducibile termine inglese, che descrive l'atteggiamento di chi ogni due frasi parla di "Luigi" o di "Roberto" per dar ad intendere di essere in confidenza con il ministro Di Maio o col ministro Maroni) con personaggi non necessariamente noti al lettore odierno, e la cui rilevanza alla narrazione risulta spesso incomprensibile, nonché di frasi in francese, spagnolo, inglese, o tedesco. Mentre non possiamo che rallegrarci con l'autrice per la sua vasta cultura di cui visibilmente tiene a rendere edotto il lettore, questo non aumenta né la leggibilità né il piacere del lettore.

Viene il sospetto che il libro sia stato influenzato dal pessimo genere holliwoodiano del "biopic", biografia romanzata in cui spesso il registo plasma il personaggio storico a proprio piacere, e in cui realtà ed invenzione si mescolano in maniera tale da distorcere la realtà storica in maniera incomprensibile nonché profondamente scorretta nei confronti del personaggio ritratto (un esempio canonico è stato "The imitation game", film sulla vita di Alan Turing, un film molto piacevole se fosse stato inventato, ma una rappresentazione scorretta ed infedele della vita di Turing stesso).

Ah, dimenticavo, il libro ha vinto il premio Strega 2018. Viene davvero il dubbio che la giuria avesse bevuto troppi bicchieri di liquore Strega, al momento di deliberare... O che gli altri libri fossero davvero impresentabili (nel qual caso sarebbe stato forse più onesto non attribuire il premio per quest'anno...).