Ho molto apprezzato il Rovelli eccellente divulgatore, quello che ha pubblicato una serie di libri brevi ed incisivi, che hanno permesso al lettore non specialista di seguire un'importante dibattito che sta al cuore della fisica contemporanea. Giustamente i suoi libri hanno meritato di essere tradotti in varie lingue e di continuare ad essere presenti in bella vista nelle librerie di molto paesi.

È quindi con interesse che ho acquistato questa raccolta di articoli apparsi su diversi giornali italiani (ancorché, principalmente, sul Corriere della Sera). Molto degli articoli sono di divulgazione scientifica, e questi sono, come speravo, eccellenti. In molti altri invece, purtroppo, l'autore ha ceduto alla tentazione del tuttologo e della star mediatica, parlando di temi su cui non è necessariamente particolarmente qualificato e su cui non ha necessariamente qualcosa di nuovo o interessante da dire. È una tentazione a cui purtroppo cedono non pochi ricercatori italiani che vengono esposti all'attenzione del pubblico, e che si ritrovano rapidamente a commentare e ad esprimere le proprie opinioni (sarei tentato di dire "pontificare") sugli argomenti più disparati.

Personalmente ho grande rispetto ed interesse per le opinioni dell'autore sulla fisica moderna, sulla relazione fra relatività e meccanica quantistica, e sul concetto di tempo. Posso non necessariamente condividerle tutte, ma nessuna ha mancato di farmi riflettere o di illuminarmi un aspetto della problematica che mi era probabilmente sfuggito. Le sue opinioni invece su argomenti disparati che vanno dalle guerre che affliggono il Medio Oriente alla religione all'antropologia alla situazione politica, beh, diciamo che mi sono sembrate molto meno interessanti e documentate, oltre che affette, sono tentato di dire quasi inevitabilmente, da un certo "radical-chic".

Mi sono ricordato, tristemente, di un'altra onesta ricercatrice italiana, che alla fine della propria carriera si era trasformata (o era stata trasformata) in una sorta di personaggio da baraccone, trascinata (o pronta ad apparire) in televisione ed in mille eventi pubblici per dire la propria sugli argomenti più disparati, su cui non era necessariamente più preparata o autorevole di chiunque altro.

È probabile che molta della responsabilità per questo tipo di fenomeni ce l'abbiano i giornalisti italiani, molti dei quali sono pigri e preferiscono di gran lunga ricorrere all'intervista al personaggio di turno piuttosto che cercare di capire davvero come stanno le cose e relazionarsi con un vero esperto. Quando poi il personaggio è uno scienziato, in qualsiasi campo, questo sembra dargli un'autorevolezza che fa sì che chi lo intervista o come in questo caso gli offre una tribuna, abbia automaticamente fatto il proprio dovere.

Cosa aggiungere? Speriamo che l'autore continui a fare buona ricerca, buona divulgazione, e si astenga dall'intraprendere la scivolosa carriera del tuttologo...